"Un caffé per me e per la mia coscienza"

martedì 19 luglio 2011

Il "rottamatore" super-giovane Renzi e gli impiegati pubblici di fantozziana memoria

E' di questi giorni la notizia sui quotidiani fiorentini e nazionali dell'ultima boutade del sindaco rottamatore Matteo Renzi. Il sindaco super-giovane, oramai non più giovane, da sempre criticato per le sue campagne donchisciottiane qualche giorno fa se l'è presa con i dipendenti del suo Comune accusandoli di "indossare il cappotto già un quarto d'ora prima di uscire"!
Ma da qualche settimana l'aria era diventata irrespirabile per i poveri dipendenti comunali: da dieci giorni il sindaco aveva introdotto la draconiana imposizione di timbrare il cartellino a ogni sigaretta.
E se il sindacato, non certo vicino al sindaco, lo accusa di essere un democratico del "decido solo io", questa volta il sindaco tutti torti forse non ce l'ha.
Le motivazioni del suo sfogo sono chiare e certamente condivisibili (ovviamente per chi dipendente pubblico né a tempo indeterminato è): veder sfilare ogni giorno nei cortili del Comune i dipendenti fumatori può essere spiacevole, soprattutto se si guarda alla realtà sociale del Paese intero. Giovani disoccupati, cassa integrazione galoppante, imprese a rischio o già fallite ed ex dipendenti alle prese con gli aiuti statali che non arrivano mai, anzi. E poi c'è il problema della rappresentanza sindacale, della pensione che in molti, in troppi non avranno, anche se continuano a pagare ogni mese l'Inps.
E' indubbio vi sia un malessere sociale molto ampio e probabilmente i dipendenti comunali dovrebbero essere tra i primi a dare il buon esempio. Sono molti quelli che lo fanno, da sempre, ma altri invece talvolta assumono più atteggiamenti fantozziani e non solo nel pubblico. Si è spesso convinti che un contratto a tempo indeterminato rappresenti più che un'assunzione (a vita), un'adozione, un vitalizio che manteniamo qualunque cosa succeda, perché tanto non ci possono mandare via, perché tanto ci sono i sindacati che ci proteggono.
Tutto giusto? Non troppo. Se il lavoro è un diritto è al tempo stesso anche un dovere (personale, aziendale, sociale), in particolar modo in questo periodo di incertezza dove chi ha un lavoro (garantito e assicurato) dovrebbe pensare un po' di più al proprio vicino che invece è a casa o alla ricerca disperata o che ha perso la voglia e la speranza.
E i sindacati? Renzi chiede loro di ridursi le ore di permesso, è così paradossale? Perché? Anzi sembrerebbe giusto, troppo spesso i sindacalisti appaiono come quelli che fanno poco e nulla e che approfittano della loro posizione, politica, per svicolare dalle responsabilità del proprio lavoro, perché tanto loro di certo il posto fisso non lo perdono. E poi, oramai la loro rappresentanza è decisamente scarna e poco rappresentativa della classe lavorativa dell'Italia. Gli iscritti sono prevalentemente pensionati e dipendenti a tempo indeterminato, perché dei determinati, degli atipici, delle partite iva (che non sono ricchi evasori professionisti, ma giovani cui si chiede la partita iva per avere meno garanzie e meno stipendio, ma paradossalmente ben più tasse) interessa poco, molto poco e poco o nulla si può fare per loro. Nono sono garantiti? Non prenderanno mai una pensione? Io intanto continuo a fumare la mia sigaretta in giardino e a fare la coda col cappotto per timbrare il cartellino!

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