"Un caffé per me e per la mia coscienza"

martedì 19 aprile 2011

Il mito del posto fisso

c'è un articolo molto interessante di Irene Tinagli del 9 marzo scorso sulla Stampa che ribadisce, statistiche alla mano, quanto sia utile studiare e conseguire un titolo di studio, una laurea. L'istat infatti dice che chi possiede un diploma di scuola superiore ha meno possibilità di raggiungere una stabilità lavorativa e un'adeguata retribuzione. Insomma, i laureati ottengono più facilmente un lavoro (l'80% dei laureati a 5 anni dalla laurea ha un'occupazione) e guadagnano in media il 55% in più rispetto a un 'semplice' diplomato.
A parte i dati, secondo me c'è qualcosa su cui riflettere.
La laurea è diventata un po' pret à porter, tantissimi corsi il più delle volte poco 'utili' ma decisamente affascinanti e bizzarri, un accesso allo studio semplificato soprattutto grazie a mini esami e mini corsi, una laurea in tre anni che non prevede nemmeno la realizzazione di una ricerca strutturata, ma semplicemente una 'tesina' di 30 pagine. Il gioco è fatto. Però, i dati degli iscritti scendono.
Poca voglia di studiare? o poca, pochissima fiducia nel futuro?
ma il futuro che cos'è, un posto fisso?
i nostri genitori ambivano al posto fisso, era un loro diritto, il frutto di una loro battaglia. i nostri genitori hanno ottenuto (nella maggior parte dei casi) un posto fisso. e noi? siamo ancora così legati al mito del posto fisso?
è paradossale ogni tanto scambiare quattro chiacchiere con alcuni compagni. siam diventati internazionali, non solo europei, giriamo il mondo, parliamo tante lingue, snobbiamo spesso l'italia ma... al posto fisso e alle garanzie a tutto tondo, non vuole rinunciare nessuno. ma, posto fisso? garanzie?
qui è già tanto se si trova un'occupazione (e se sei donna è ancora più complicato, in particolar modo se in odor di maternità)!
insomma, il tempo indeterminato è la nostra chimera, come tutte le garanzie sindacali a lui connesse.
c'era un tempo però in cui con le amiche si discuteva se valesse la pena il posto fisso o se noi fossimo più predisposte per una flessibilità mondiale. ora invece quelle stesse amiche si sgolano nella difesa del tempo indeterminato.
certo, il nostro sistema ha istituito la flessibilità ma non l'ha mai 'accettata'. Tu sei flessibile, mentre io giaccio immobile sulla mia poltrona di marmo. Tu devi essere flessibile, ma per me sei solo carne da macello.
io sono e voglio essere flessibile, non voglio rinchiudere la mia vita in una gabbia in cui edificare una tana di cemento.
non voglio scaldare una poltrona, voglio costruirne di nuove.
 

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